Nasce a Siracusa nel rione Borgata il 12 agosto 1947, primo di tre figli.
Mostra già dall’infanzia una netta attitudine all’arte ma – per problemi famigliari – non frequenta l’Istituto d’Arte, come vorrebbe e come gli viene consigliato dagli insegnanti collegio degli orfani dei ferrovieri, a Calambrone in provincia di Pisa, dove la madre, rimasta vedova, è costretta – suo malgrado – ad iscriverlo all’età di 6 anni. La solitudine e il dolore per la prematura perdita del padre e l’allontanamento dalla famiglia sono stimolo alla sua vena artistica, che esprime già da giovanissimo realizzando piccole sculture su qualsiasi tipo di materiale riesca a disporre. Leone si diploma in ragioneria; all’età di 26 anni sposa Dina; dal matrimonio nasce Umberto; e un secondo figlio, Lorenzo, muore ancora in grembo materno: la perdita di quel figlio non nato lo scuote profondamente, facendogli riacquistare una intensa attività scultorea. Tenacia, amore per l’arte, fede e ostinazione lo accompagnano per tutti gli anni a venire.

Nel 1980 trasferito dalla Lombardia, presta servizio all’ufficio Postale di Priolo, mentre dedica ogni minuto libero allo studio dell’arte e al realizzo di opere scultoree.

Nel 1980 conosce Padre Amato parroco di un paese del siracusano, Priolo Gargallo; il sacerdote gli propone di decorare la chiesa del paese con immagini del Nuovo Testamento. Leone – compreso della valenza anche religiosa, oltre che artistica, di quell’impegno, accetta dedicando all’opera un’intero anno di studio e lavoro che sfocia nel realizzo di quadri istoriati in bassorilievi di marmo che ricoprono le intere pareti dell’edificio religioso. L’opera prende avvio nel 1986. Non mancarono diverbi e scontri se pur lievi con il committente: fra i tanti, l’incidente del Putto nudo: Leone aveva già ultimato l’esecuzione di un Putto posizionato fra quadri in bassorilievo; quando Padre Amato – secondo la reiterata tradizione dei religiosi più moralisti – lo richiamaa a maggior decoro ‘essendo le opere destinate ad essere collocate in Chiesa: occorreva rifarlo e coprire lo scandalo. Leone, mortificato, interrompe per mesi il lavoro. Buon senso e orgoglio d’artista lo inducono poi a portare a termine l’immensa opera, ma all’insaputa del parroco, Leone non rifà il Putto, semplicemente lo modifica, stuccandolo con del gesso. La curiosità e la sfida artistica ai visitatori della splendida Chiesa di Priolo, rimane – ancora oggi – la ricerca del ‘Putto variato in corso d’opera’.
Antonio Leone, rimasto vedovo nel 2007, oggi vive e lavora alle sue sculture a Padova dove si era trasferito con la famiglia dal 1993, ma grande richiamo, lo fa ‘scendere’ spesso nella sua amata Sicilia dove di frequente allestisce con successo mostre ed esposizioni delle sue opere.

Rosanna Romanisio Amerio